La nuova richiesta del mercato immobiliare è il benessere, mentale e fisico, il comfort, quindi anche i protocolli che certificano la qualità e la sostenibilità degli edifici sono chiamati a fare un passo avanti. Non basta più esaminare sotto l’aspetto delle "performance", il nuovo fulcro è "salubrità".

In tutti i suoi aspetti: dall'aria alla luce, dall'acqua al suono. L’esempio arriva dagli Stati Uniti, come evoluzione di ciò che già ha conquistato il mercato o come nuova affermazione di standard che valutano addirittura la "biofilia" di una struttura, cioè la capacità della casa di riprodurre l’ambiente della natura.
L’evoluzione, in questo senso, è il protocollo Well, ideato da Rick Fedrizzi e focalizzato sulla verifica del benessere mentale della salute fisica  degli abitanti di uno spazio costruito. Lo standard è gestito dall’International Well Bulding Institute (Iwbi) ed è rilasciato dall'americana Green Business Certification Inc (Gbci). La diffusione del protocollo in Italia passa attraverso l'azione del Green Building Council oltre che di associazioni no-profit come Apta Vitae. I progetti sono curati da specifici consulenti:  l’iter di certificazione prevede anche la figura di un "well assessor" o "reviewer", con il compito di eseguire verifiche di performance in sito. Non solo: ciascun immobile viene valutato nell'intero ciclo di vita, dalla progettazione al collaudo, ogni anno e per tre anni anche dopo la sua successiva ed effettiva occupazione. In Italia oggi sono 14 i cantieri (o i progetti) che hanno avviato l'iter per ottenere il sigillo: in tutto, sono 1523 gli immobili certificati nel mondo per circa 308 milioni di metri quadrati e in 48
Luogo di sperimentazione di Well nel nostro Paese è Milano, anche a Roma, in via di certificazione una struttura.
Commenta Mario Angelo Pinoli, ceo di Greenwich, società che fornisce consulenza per l’ottenimento delle certificazioni ambientali di Well ed anche di Leed, il sistema statunitense di classificazione dell'efficienza energetica e dell'impronta ecologica: «Come già accaduto per Leed, anche per Well siamo convinti si diffonderà come protocollo integrativo e a renderlo efficace sarà la differenza di vivibilità dello spazio che potranno testimoniare gli stessi abitanti di una casa. Fra il resto, Leed e Well sono standard complementari. L’uno guarda all'edificio, l’altro pone il focus sull'abitante e sui suoi comportamenti e gli insegna come vivere in armonia».
In ballo attualmente edifici terziari, ma in previsione anche abitazioni vere e proprie.
Esiste anche il più radicale protocollo Living Building Challenge, che arriva da Seattle da un'idea di Amanda Sturgeon, ed è stato creato nel 2006 per certificare una nicchia di edifici, costruiti "come alberi". Autonomi, 100% naturali, capaci di rigenerarsi come fa la natura. Lo standard è oggi alla versione 3.1, ma in Italia si è ancora agli albori. «La rivoluzione – spiega però Carlo Battisti, ingegnere, fondatore e addetto alla diffusione del sigillo – è che si tratta di una certificazione che rappresenta, al tempo stesso, una vera e propria filosofia per una nuova generazione di case».
Sette i "petali" del iter, ciascuno prende in considerazione un aspetto di come è sviluppata la casa, dal luogo alla gestione delle risorse. La struttura deve dimostrare di essere completamente autosufficiente e totalmente integrata nel territorio circostante. Cinquecento le case validate nel mondo che hanno superato i 12 mesi previsti di monitoraggio. Tre sono in Europa, una nel Regno Unito ed una in Italia.