Con determinati cibi si può migliorare il proprio stato di benessere mentale; lo sostengono gli psichiatri nutrizionali. In particolare, chi segue la dieta mediterranea avrebbe un livello di umore migliore e livelli di ansia più bassi.

Drew Ramsey, pioniere nel campo della psichiatria nutrizionale e docente alla Columbia University, è un grande fan delle ostriche: sono ricche di vitamina B12 che, secondo diversi studi, aiuterebbe a ridurre il restringimento del cervello. Contengono anche acidi grassi omega-3 a catena lunga, le cui carenze sono state collegate a un rischio maggiore a depressione e suicidio. Ma i detti molluschi non sono l'unico cibo che consiglia, secondo l'esperto una dieta poco equilibrata contribuirebbe alla diffusione di depressione. Quello che mangiamo, quindi, può influenzare il modo in cui ci sentiamo. Secondo gli psichiatri nutrizionisti, scegliere con attenzione ciò che si porta in tavola può essere uno strumento utile.
Il paradosso è che l’alimentazione occidentale è ipercalorica, ma povera di una serie di importanti micronutrienti di cui il cervello ha bisogno, molti dei quali si trovano nei vegetali più comuni. Secondo Ramsey il cibo fresco e nutriente è un potente alleato delle terapie psichiatriche. Spesso si cambia alimentazione per perder peso, ridurre i livelli di zucchero nel sangue e abbassare il colesterolo, ma non è ancora così comune che le persone prestino attenzione alle esigenze alimentari dell'organo più complesso del corpo: il cervello.
La ricerca sull'impatto della dieta sul funzionamento mentale è piuttosto recente. Uno studio pubblicato sull'American Journal of Public Health, su oltre 12mila australiani, ha rilevato che le persone che aumentavano il numero quotidiano di porzioni di frutta e verdura riferivano di essere più felici e soddisfatte della loro vita rispetto a quelle che non avevano apportato cambiamenti alla loro dieta. Un’altra ricerca, su 422 giovani adulti della Nuova Zelanda e degli Stati Uniti, ha mostrato che i livelli di salute mentale e benessere erano più elevati fra coloro che mangiavano più frutta e verdura. Ma con un'accortezza, fresca, non in scatola.
«Riteniamo che questo risultato dipenda dal maggior contenuto di nutrienti nella frutta e nella verdura crude, in particolare di vitamine del gruppo B e di vitamina C, che sono vulnerabili al calore», ha spiegato Tamlin Conner, autore dello studio e docente presso l'Università di Otago. Uno dei primi studi scientifici per verificare se il cambiamento dietetico potesse aiutare a curare la depressione è stato pubblicato nel 2017. Secondo i risultati della ricerca, guidata da Felice Jacka, epidemiologo psichiatrico in Australia, i partecipanti che hanno seguito la dieta mediterranea per 12 settimane hanno riportato livelli di ansia più bassi e miglioramenti dell'umore.
L’alimentazione ricca di cereali integrali, legumi, frutti di mare, oltre che di verdure a foglia ricca di fibre, contribuisce al mantenimento di una popolazione diversificata di batteri utili nell'intestino. La ricerca suggerisce che un microbioma intestinale sano possa giocare un ruolo importante nella sintesi di neurotrasmettitori come la serotonina, che notoriamente regola l'umore.
«I nostri studi mostrano che il cervello delle persone che seguono una dieta mediterranea in genere sembra più giovane, ha un volume maggiore ed è più metabolicamente attivo rispetto a quello di chi segue una dieta occidentale diversa», ha dichiarato Lisa Mosconi, direttrice del Women's Brain Initiative presso il Weill Cornell Medical Center di New York. Questi benefici possono aiutare a combattere l'insorgenza della demenza. Sia lei che Ramsey raccomandano di mangiare "arcobaleno", cioè consumare tanta frutta e verdura colorata, come peperoni, mirtilli, patate, cavoli e pomodori. Sono alimenti ricchi di fitonutrienti che possono aiutare a ridurre l'infiammazione in tutto il corpo, incluso il cervello, e a promuovere la crescita di nuove cellule cerebrali.
Samantha Elkrief, food coach assistente del dottor Ramsey, aggiunge che per il benessere psicologico non è solo importante quello che si mangia, ma anche l'atteggiamento verso il cibo. «Vorrei aiutare le persone a individuare gli alimenti che danno loro gioia, che le fanno sentire bene – spiega –, si tratta di rallentare e diventare più consapevoli, facendo caso al proprio corpo, a come ci si sente quando si mangiano certi cibi».