In occasione della Milano Fashion Week, sono stati presentati degli abiti completamente bianchi, che ricordano alcuni mezzi utilizzati nel campo delle strutture manicomiali, in primis camicie di forza.

Tra i look più contestati dell'evento, è Gucci ad averli esposti in passerella. Si tratta di tuniche ampie, con lunghe maniche, con cinghie e lacci palesemente ispirati ai mezzi usati negli ospedali psichiatrici. Una delle modelle ha protestato a modo suo, mostrando la scritta a pennarello sulle mani, "Mental health is not fashion", cioè "La salute mentale non è fashion" o "La salute mentale non è moda".
Sono stati molti quelli che hanno considerato la provocazione, perché tale è, un po' troppo forte, tanto che la griffe si è vista costretta a intervenire per chiarire la questione. In una nota diffusa dall'azienda si legge:
«Divise, abiti da lavoro e indumenti di costrizione, inclusa la camicia di forza, sono stati inseriti in apertura della sfilata Gucci Spring/Summer 2020 come la versione più estrema di un’uniforme imposta dalla società e da coloro che la controllano. Questi abiti hanno avuto unicamente la funzione di veicolare un preciso messaggio e non faranno parte della collezione in vendita».
Attraverso gli abiti il creatore pare abbia voluto dimostrare che il potere limita l'autoespressione, spingendo le persone ad adeguarsi alle norme sociali, a indossare delle divise che rendono anonimi; quindi avrebbe espresso un messaggio per esprimere liberamente l'identità personale. Quanto un mercato come quello della moda sia un contesto coerente per esprimere concetti come questo è un altro bell'interrogativo.