La'associazione è costituita da Utenti dei servizi psichiatrici del Dipartimento di Salute Mentale di Campobasso. Essa è sorta per la necessità, avvertita da tempo dagli Utenti, di autorappresentarsi in tutte quelle sedi ove si prendono decisioni sulle politiche relative alla salute mentale. L’associazione non ha scopo di lucro e non persegue fini politici, in quando si ritiene a priori che la Salute dei cittadini non può essere strumentalizzata dalla politica. Essa si prefigge di interagire con tutte le istituzioni territoriali, con tutte le istituzioni presenti nella Rete della Salute Mentale del Dsm di Campobasso e sparse sul territorio nazionale, con i familiari delle persone con una malattia mentale e con tutti gli Utenti, compresi quelli non iscritti all'associazione.
I punti fondamentali mission sono i seguenti:
Lotta al pregiudizio;
Promuovere la cultura dell'accoglienza;
Incentivare le politiche del "fare insieme";
Tutela dei diritti;
Le attività svolte per attuare la mission sono:
Partecipazione attiva in tutte le sedi Istituzionali alle quali si è chiamati: Dsm-Campobasso, Regione, Provincia, Comune;
Attuazione di progetti per l’integrazione sociale delle persone con una malattia mentale attraverso campagne di sensibilizzazione;
Integrazione nella nostra associazione di tutte le persone con una malattia mentale che ne facciano richiesta;
Attuazione di eventi culturali; come ad esempio, proiezione di film e seguente commento, escursioni in luoghi diversi per mostre o per percorsi naturali;
Continua informazione per i soci, a cadenza settimanale, su tutte le questioni correnti riguardanti la Salute Mentale;
Attuazione di eventi per promuovere lo scambio di esperienze con altre associazione di Utenti;
Richiesta di corsi informativi sulle varie questioni concernenti la Salute Mentale.
Lo spirito proprio dell'associazione è quello di impegnarsi per far sì la comunità possa rimuovere il pregiudizio discriminante e possa avere informazioni reali sulle persone che hanno una malattia mentale. Tutte le attività vengono condivise con le altre istituzioni della rete della Salute Mentale, in modo da sviluppare una collaborazione attiva e proficua. In particolare si condivide con il Dsm di Campobasso le politiche delle "buone pratiche" sull'inserimento lavorativo, l’atteggiamento di apertura su questioni riguardanti la libertà di cura e le pratiche di contenzione, la sensibilità a che gli Utenti possano avere dei propri spazi ove poter esprimersi liberamente.
Il tutto nell'ottica di promuovere una reale emancipazione delle persone affette da una malattia mentale.
L’atteggiamento proprio dell'associazione è quello di porsi in maniera costruttiva per accelerare il corso dei progetti che man mano si sono succeduti, perché si ritene che il miglioramento si attui se insieme ci si impegna, ognuno apportando ciò che possiede in termini di esperienze e competenze.
L'associazione Liberamente Insieme ha partecipato attivamente alla costituzione del Coordinamento Nazionale degli Utenti della Salute Mentale.
Di seguito uno dei documenti prodotti:
Sono dell'avviso che è importante avere un Coordinamento Nazionale per gli utenti che fanno parte delle varie associazioni sparse sul territorio nazionale. È importante, in primo luogo, per avere uno scambio di esperienze attraverso le quali attingere per il miglioramento delle singole realtà associative; in secondo luogo per ampliare la rete di ciascuna associazione ed infine escogitare strategie comuni per la lotta al pregiudizio e per il miglioramento delle buone prassi nel circuito della Salute Mentale (e quindi: inserimento lavorativo, partecipazione attiva degli utenti nelle politiche di attivazione di nuovi servizi, partecipazione attiva nel dibattito sulla contenzione coercitiva, che in alcuni Dsm ancora è presente), per opporsi a quella corrente di pensiero che vorrebbe, sia pure con altra nomenclatura, riproporre servizi simili a quelli dei vecchi manicomi
Per noi oggi, andare oltre la legge 180, significa:
1 – Diminuire in modo sensibile i posti letto nelle varie strutture residenziali (cioè riservarli solo a quelle persone che hanno una patologia grave e hanno oggettivamente bisogno di tali servizi);
2 – Spingere le istituzioni, le aziende e il mondo dell'economia a comprendere che è necessario aprire circuiti virtuosi a favore dell'inserimento lavorativo di persone con una malattia mentale, perché assumere un disabile non significa ridurre la capacità dell'azienda di produrre reddito come è anche esplicitato dalla legge 68 o legge Biagi. A questo punto è bene osservare che il numero degli invalidi nei prossimi 10-20 anni è destinato ad aumentare e che perciò ci sono due possibilità: o si continua, con uno spirito di sufficienza, a preferire che queste persone vengano assistite con conseguente peso economico nel bilancio dello Stato e delle Regioni o, finalmente, si riesce a comprendere che è meglio per tutti che queste persone lavorino, migliorando così la qualità di vita di tutta la comunità.
3 – Avviare servizi sul territorio, cioè andare ad intervenire, per i pazienti che sono in crisi, laddove questi pazienti hanno i loro interessi (famiglia, posti di lavoro, luoghi di relazione);
4 – Effettuare con i pazienti collaborativi percorsi personalizzati e circoscritti di riabilitazione, per consentire in primo luogo una loro collaborazione precisa e in secondo luogo consentire ad altri pazienti, in attesa, di effettuare tali percorsi;
5 – Attuare tutte quelle strategie che evitino l’affollamento di persone con una malattia mentale in luoghi precisi e circoscritti; perché è così che può avvenire praticamente l’integrazione di queste persone nelle varie comunità territoriali; sensibilizzare le varie comunità a comprendere che una persona con una malattia mentale è, in primis, una persona che ha una malattia esattamente come le altre persone che hanno una malattia diversa da quella mentale;
6 – Garantire lo status di cittadinanza, con tutti i diritti civili che contempla, alle persone con patologie psichiatriche.
Stiamo attraversando una crisi economica mondiale legata anche ad una crisi di valori dei nostri giovani. Ed a ciò si aggiunge una malessere che le società oggi vivono a causa della più reale consapevolezza di una profonda diseguaglianza che umilia la stragrande maggioranza dei lavoratori. Ci sono aree della nostra economia in cui quando si parla di redditi si parla di milioni di euro; in altre aree della nostra economia si parla di centinaia di migliaia di euro; in altre ancora, quella dei "comuni mortali", si parla di 1200/1400 euro mensili; ed altre in cui si può parlare soltanto di abbandono. Tutto ciò non aiuta il mondo della Salute Mentale, anzi, lo mette a dura prova perché è risaputo che tanti utenti che hanno diritto al lavoro perché collocabili, sono discriminati e non assunti. Ed è la povertà, spesso, la causa per molti utenti dei vari Dsm che determina il loro stazionamento in strutture residenziali o in strutture di assistenza. Questi utenti, se avessero un lavoro, eviterebbero volentieri questo stato di vita.
Dovremmo, come Coordinamento Nazionale, spingere il baricentro della Legge 180 più avanti possibile, onde evitare che qualcuno si alzi una mattina e metta in discussione il lavoro svolto in più di trent’anni. E dovremmo anche impegnarci in una campagna a favore della giustizia e dell'equità sociale. Poiché non si raggiunge una "equità sociale" tassando un po’ più le grandi ricchezze e un po’ meno i poveri. Bensì bisogna favorire il flusso delle ricchezze verso le aree povere della società, affinché vengano impiegate per la crescita e per dare dignità a tante persone che meritano uno status sociale migliore. Vi è anche la volontà, da parte del governo, di tagliare la spesa della Sanità, e mi auguro che ciò non sia lesivo nei confronti del mondo della Salute Mentale che, da sempre, è la cenerentola del sistema sanitario del nostro Paese.
Questo intervento è improntato a proporre al Coordinamento nazionale degli Utenti il raggiungimento di due obiettivi che sono di grande importanza per il mondo della salute mentale.
Il primo è quello di segnalare alle autorità dello Stato il lavoro svolto a più di trent'anni dalla Legge 180 e far comprendere che si è fatta tanta strada, anche tra mille difficoltà, e che non abbiamo alcuna intenzione di tornare indietro.
Il secondo è quello dell'impegno per una campagna a favore dell'equità sociale, senza la quale i prossimi anni saranno travagliati dal malessere diffuso nel nostro Paese, a causa di una differenza di tenore di vita dei cittadini che si vedono codificati in cittadini di serie A e cittadini di serie B con grave danno per la convivenza civile.*
Gianpietro Petrone
Presidente associazione Liberamente Insieme Onlus
*(dal convegno sul superamento della legge 180. Roma, 3 luglio 2010)
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